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Pensiero occidentale vs pensiero orientale

Pensiero occidentale

Il concetto di unicità nell’ambito filosofico e nei pensieri occidentali e orientali viene spesso associato al concetto di “Uno”. Da qui, nacque una delle principali riflessioni di Eraclito, Empedocle, Parmenide e dei maestri taoisti riguardanti appunto la nascita dell’”Uno” e di conseguenza la riflessione sul rapporto tra l’”Uno” e i “Molti”.
Eraclito sostenne: “Da tutte le cose l’Uno e dall’Uno tutte le cose”.
Empedocle nel suo “Poema fisico lustrale”:”Duplice argomento dirò: ché una volta si accresce l'uno da più elementi sì da esistere solo, l'altra volta poi germina, sì che più esistono dall'uno”.
Per Parmenide “Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, uno, continuo”.
Secondo il taoismo filosofico, invece: “Il Tao generò l'Uno, l'Uno generò il Due”. Non bisogna però confondere il Tao con l’Uno, possono essere equivalenti solo nel caso in cui l’Uno generato dal Tao sia diverso da quello che lo genera, infatti l’Uno che genera va oltre ogni definizione e distinzione, anche contro la parola che lo “limita” definendolo Uno. L’Uno è ciò che genera il Due, infatti così come è pensato l’Uno implica appunto il Due, perché in questo modo comporta un necessario riferimento al soggetto che lo dice o lo pensa.
Nel pensiero e nella filosofia Occidentale la distinzione tra Uno e Unità, rispettivamente come principio assoluto e come principio delle cose è stato Platone e successivamente Plotino :”Quanto all'uno se si tratta dell'uno assoluto al quale non appartiene nulla, né anima né intelligenza né altra cosa, esso non è predicato di nulla e perciò non è genere. Ma se si tratta dell'uno che appartiene all'essere, dell'uno che noi chiamiamo l'uno che è, questo non è affatto l'uno primo”.

Pensiero indiano 

A partire dai Veda, i più antichi documenti della letteratura indiana è presente un primo tentativo “razionale” di trovare un fondamento unitario e una molteplicità dei fenomeni e degli enti naturali.
I Veda sono quattro e sono i così detti Libri della Visione.
Nel più antico,il Rig-Veda si dice: “Non vi è che un fuoco che si accende nei molteplici mondi; non vi è che un sole che si effonde su tutte le cose; non vi è che un’aurora che irradia tutto questo: veramente l’Uno si è manifestato in tutto questo”
Quando si separa l’Uno dalle sue manifestazioni (erroneamente sia sul piano concettuale che sul piano ontologico) Esso viene concepito nella trasposizione teistico-religiosa solo come la ‘Suprema Persona divina’, come l’ ‘Unico Essere originale’ e Creatore trascendente del mondo. Ma anche in tal caso il testo sacro indiano si premura di ricordare che Egli è un unico dio ma dai molti nomi.
Di tale Dio, proprio in quanto concepito come Persona Suprema, si può dire che è il più alto degli dei, il Signore di tutti gli esseri e di tutti i mondi.

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